Le spiagge di Roma

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    ASD Universo Blu
    Amministratore del forum

    Domenica 06/05/2018

    Oggi sono andato come volontario di Greenpeace Gruppo Locale Roma per fare una brand audit, ovvero “analisi del marchio”, sui rifiuti, sopratutto quelli di plastica, alla spiaggia di Focene nel comune di Fiumicino, insieme a alcuni degli altri volontari del gruppo, coordinati dal Responsabile della Campagna Toxic di Greenpeace Italia Onlus, Giuseppe Ungherese. L’obiettivo era raccogliere i rifiuti, catalogarli secondo il tipo (plastica, vetro, etc.) e sopratutto rilevare i marchi (brand) maggiormente presenti. T’invitiamo a firmare questa petizione. Al nostro arrivo ci ha accolto un eloquente cartello: “State entrando nella Riserva Naturale Statale del Litorale Romano” . Il desolante paesaggio che ci attendeva era fatto di una distesa di rifiuti di ogni tipo. Una volta raccolti in una limitatissima area di 100×30 mt., il colpo d’occhio era lampante: i nostri 3000 mq. di spiaggia erano puliti, ma prima e dopo ricominciava la devastazione. Ci ha colpito molto la presenza di tante scarpe, anche semi nuove, dei famigerati bastoncini dei cotton fioc e dei famosi dischetti di plastica, filtri del depuratore del fiume Sele, in Campania, grazie alle indagine della Guardia Costiera.  Presenti anche contenitori con ancora al loro interno sostanze tossiche, nocive e corrosive come diserbanti, insetticidi e acidi. Eugenio Bondì, Presidente di ASD Universo Blu

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    Da bambina ricordo quanto mi facesse impressione camminare lungo le spiagge ricolme di alghe, portate dalla bufera dei giorni precedenti; mi dava fastidio la consistenza viscida sotto i piedi di queste ultime e l’odore che emanavano dopo giorni passati sotto il sole. Col tempo, crescendo e studiando, ho imparato ad amarle.
    Oggi, invece, mi ritrovo a camminare su distese di cotton fioc, contenitori per lenti a contatto usa e getta, spazzolini, palloni, polistirolo, bottiglie di vario genere, giocattoli, posate di plastica, carte di caramelle, reti da pesca, capsule del caffè e filtri; cannucce, clisteri, penne, pettini, tappi, secchi, accendini e fermagli..
    La lista non termina qui e contiene per la maggior parte oggetti di uso quotidiano.

    Ogni anno finiscono in mare circa 8 milioni di tonnellate di plastica, laddove per plastica si intende sia quella visibile, perché di normali dimensioni e facilmente recuperabile, sia quella invisibile, la cosiddetta microplastica, ancora più pericolosa per l’ambiente.
    I pesci la ingeriscono ed indirettamente anche l’uomo. Lo sversamento di plastica in mare è già oggi un dato allarmante, ma le ricerche hanno dimostrato che entro l’anno 2050, se nulla verrà fatto, il fenomeno si quadruplicherà. In quell’anno gli oceani potrebbero contenere in peso, più bottiglie che pesci.
    Camminando lungo una spiaggia giorni fa mi sono resa conto di quanto il fenomeno sia grave.

    Consiglierei a tutti di fare una passeggiata sul nostro litorale.
    Spesso non si comprende abbastanza l’entità di un problema finché non lo si è toccato con mano.
    Abbiamo un mare meraviglioso, rispettiamolo cominciando a cambiare i nostri piccoli gesti quotidiani, facendo sensibilizzazione nelle scuole e agendo in prima linea perché vengano attuati dei cambiamenti seri e costanti nel tempo.
    Apriamo gli occhi.

    Beatrice Martini, laureanda in Scienze Biologiche

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